In attesa del Sinodo sull’Amazzonia: un viaggio, un’esperienza
In vista del Sinodo di ottobre dedicato ai popoli indigeni, un viaggio tra Manaus e Parintins, foreste, canoe e volti. Celso e Darlete che educano i ragazzi a coltivare la terra rispettandola, il missionario amico dei sateré mawé, e il Vescovo che dice: «Evangelizzare è prendere sul serio la nostra ferita»
«Laudato si’, mi’ Signore» è stato il saluto del Papa ai popoli dell’Amazzonia, che a gennaio dell’anno scorso si sono riuniti a Puerto Maldonado per incontrarlo. Decidendo di entrare in Perù attraverso “la porta” dell’Amazzonia, Francesco aveva indicato al mondo questa terra e «quest’opera meravigliosa dei popoli» che la abitano.
È proprio a loro e alla loro patria che guarderà tutta la Chiesa quando, a ottobre, si terrà il Sinodo sull’Amazzonia, terra «multi-etnica,pluri-culturale e pluri-religiosa, uno specchio di tutta l’umanità che, a difesa della vita, esige cambiamenti strutturali e personali di tutti gli esseri umani, degli Stati e della Chiesa».
Bastano queste parole per capire che si tratta di un Sinodo che supera l’ambito strettamente locale, per protendersi «verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta». L’Amazzonia è un punto di vista, un angolo di prospettiva, da cui si può vedere meglio tutto, fino in fondo. (Continua)
Articolo a cura di Monica Poletto – pubblicato per concessione di “Tracce“